oscar888
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« il: Luned́ 21/Novembre/2011 21:07:49 pm » |
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Ricordo ancora quel giorno che ci venne recapitato il primo mini lotto di Vespa 50: una di colore rosso, una bianco sporco e una verde chiaro, (potrei dirvi i codici ma rinuncio per motivi di narrazione) quest'ultima mi incurios? non poco in quanto era quasi tutta dello stesso colore a differenza delle altre che avevano alcuni particolari meccanici di colore grigio. Di quel colore verdino non non ci furono pi? consegnate ed allora capii che quella Vespa era un esemplare pi? vecchio rispetto alle altre: furono vendute tutte tre in meno di ventiquattro ore! Di questi "Vespini" uno f? rubato dopo poco ed gli alti due esistono ancora; in particolare il ?verdino? quello che mi aveva colpito di pi? e che sarei disposto ad acquistare dagli eredi del proprietario, per? nonostante il mio interessamento ho ottenuto da quest' ultimi notizie vaghe. (c'? non c'?) Pazienza! Abituato a vedere nell'officina paterna moto a ruote alte; questi nuovi veicoli tenendo presente che non ero ancora in grado di padroneggiare sulla pubblica via, non mi convincevano con le loro caratteristiche utilitarie, come del resto anche mio pap? che per acaparrare i possibili acquirenti, decantava il lato pratico della Vespa: possibilit? di reggersi in piedi in caso di nevicate, frequenti qui al nord, oppure viaggiare riparati dalla pioggia se dotati di parabrezza, quindi meno probabilit? di perdere la giornata. Il prezzo di vendita era di centocinquemila lire, tenendo conto che abbiamo venduto solo esemplari a sella lunga, optional praticamente obbligato in quanto ci fornivano solo esemplari con sella biposto, fino all'avvento del "gobbino". Il nostro margine, che per definizione era provvigione, era di cinquemilacinquecento lire, che ci veniva corrisposto non all'atto della vendita ma dopo scadenze prefissate di alcuni mesi; si riduceva in parte a causa di qualche accessorio, tappettino(trecentocinquanta lire) pieno di carburante tenendo conto che il prezzo della sola benzina era di centodieci lire al litro e per convincere i pi? ostici al contratto si arrivava ad offrire anche il parabrezza (milleduecento/millecinquecento lire)! Che dire rimaneva ben poco, Va sottolineato che nella nostra zona ed in tutto il bresciano in quegli anni, era fiorente la produzione del tondino per c.a. ed gli acquirente erano perlopi? contadini che si affacciavano al mondo industriale ma cercando di non abbandonare la loro terra, che via via per? veniva macinata per far posto alle acciaierie ed ai laminatoi. Per l'acquisto di un ?vespino? ci voleva l'equivalente un poco pi? di tre mensilit?, (trentamila lire) l'acquirente medio era formato pertanto da uomini, i ragazzi continuavano a preferire i ciclomotori a ruote alte possibilmente sportivi e pi? in l? col tempo i modelli cross/regolarit? e per il resto dal gentil sesso di varia et?. Ricordo ancora mio pap? che impartiva spartane lezioni di guida a chi non sapeva nemmeno andare in bici, preferendo naturalmente reggere in equilibrio prima che ingranassero la prima le giovani donne... A volte qualcuno non riusciva nemmeno a imboccare la via adiacente alla nostra area di pertinenza e andava "cozzare" contro il muro che vedete nei miei sfondi fotografici, altri arrivavano pi? in su (duecentometri) dove c'? il porticato di una chiesetta, entrandoci o peggio ancora urtando i pilastri di sostegno. Che dire per m'? la vespa ? anche questo: ricordare aneddoti non solo codici, numeri o quant'altro utili si per un restauro ma riflettere anche sul contesto sociale negli anni del suo massimo splendore. Grazie per la lettura.
p.s. non ho effettuato ricerche in rete al riguardo: mi sono affidato alla mia memoria se pertanto ci sono delle piccole inesattezze, perdonatemi.
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